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25.11.2016

Anche il Black Friday inquina

Il Black Friday, cioè la giornata che negli Stati Uniti segna l'inizio dello shopping natalizio e a cui sono associate eccezionali promozioni per incrementare le vendite, fa lievitare l'inquinamento e la produzione di rifiuti.

E' quanto afferma una ricerca pubblicata oggi da Greenpeace Germania, che evidenzia le gravi conseguenze sull'ambiente dell'eccessivo consumo dei capi d'abbigliamento.

"Difficile resistere alla tentazione di un buon affare - afferma Giuseppe Ungherese, responsabile Campagna Inquinamento di Greenpeace - ma l'offerta di prodotti a basso costo fa sì che consumiamo e produciamo rifiuti a un ritmo più elevato di quello che il nostro pianeta può sostenere".

Sotto accusa le sostanze chimiche usate dall'industria tessile, che inquinano fiumi e oceani, e le elevate quantità di pesticidi impiegati nelle piantagioni di cotone, che contaminano le terre agricole o le sottraggono alla produzione di alimenti.

Uno dei costi maggiori per il pianeta viene però dall'uso di fibre sintetiche: il poliestere, in particolare, emette quasi 3 volte più CO2 nel suo ciclo di vita rispetto al cotone. Presente già nel 60% dell'abbigliamento, impiega decenni a degradarsi.

"In media - si legge nel rapporto - una persona acquista il 60% in più di prodotti d'abbigliamento ogni anno e la loro durata media si è dimezzata rispetto a 15 anni fa, producendo montagne di rifiuti tessili. La produzione di vestiti è raddoppiata dal 2000 al 2014, con le vendite che sono passate da 1.000 miliardi di dollari nel 2002 a 1.800 miliardi nel 2015. Si prevede che nel 2025 arrivino a 2.100 miliardi di dollari". Di qui la contro offensiva del "Buy Nothing Day", a cui partecipa anche Greenpeace, e che si celebra in coincidenza con il Black Friday. Obiettivo: ricordare ai consumatori quanto spesso gli acquisti d'impulso finiscano in discarica.

Fonte: www.ansa.it