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04.12.2018

Rifiuti illegali e abusi edilizi

Rifiuti e abusi edilizi fanno la mafia ricca. Si macinano miliardi danneggiando il Pianeta. In Italia c’è chi sui reati contro l’ambiente ha costruito un impero. Nell’attività della criminalità organizzata c’è una «voce di bilancio» che nel 2017 ha segnato +9,4 per cento. È quella legata ai cosiddetti crimini ambientali, oltre 30 mila quelli accertati. Non parliamo di briciole. Secondo l’ultimo rapporto di Legambiente, il fatturato dell’ecomafia è salito a quota 14,1 miliardi. E i ricavi sono legati nello specifico alla gestione illegale del ciclo dei rifiuti, all’espansione malavitosa nelle filiere agroalimentari e al boom del racket animale. Protagonisti di questa economia sommersa imprenditori, aziende, privati e faccendieri. Collaboratori della mafia che, se non direttamente coinvolta, svolge comunque secondo l’associazione una funzione di raccordo. I clan coinvolti e censiti da Legambiente in Italia per le loro attività contro l’ambiente sono ad oggi 331.

«Il mercato nero dei rifiuti - spiega il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani - si conferma core business. È il settore più redditizio per le mafie: vale circa 3,2 miliardi di euro. Segue il racket animale, che vale oltre tre miliardi ma che nel 2017 ha “fruttato” +400 milioni. L’abusivismo edilizio rimane poi uno dei pilastri per un valore di due miliardi di euro, e chiude la classifica la filiera agroalimentare che vale un miliardo». Tra le tipologie di rifiuti trattate dai trafficanti troviamo i fanghi industriali, le polveri di abbattimento fumi, i rifiuti di apparecchiature elettroniche, i materiali plastici, gli scarti metallici, la carta e il cartone. Ma come spiega Legambiente nel report più che allo smaltimento vero e proprio è «alle finte operazioni di trattamento e riciclo che puntano i trafficanti, sia per ridurre i costi di gestione che per evadere il fisco».

A sorprendere è però il boom del racket animale che comprende corse di cavalli, bracconaggio e traffico illegale di cani. «Parliamo di un settore in cui reati sono puniti con una contravvenzione per cui è plausibile che questo aumento sia legato alla facilità con cui si può operare in questi ambiti e ai rischi relativamente bassi», precisa Ciafani. Preoccupazione anche per gli illeciti nel settore agroalimentare, che toccano quota 37mila e che interessano la pesca, la ristorazione e la distribuzione degli alcolici. La buona notizia è che il 2017 è stato anche l’anno del rilancio delle inchieste contro i trafficanti di rifiuti. Nel settore si concentra infatti la percentuale più alta di illeciti accertati (24%) e sono in crescita le tonnellate di rifiuti sequestrate dalle forze dell’ordine: nell’ultimo anno più di 4,5 milioni. Un boom di arresti e denunce che si spiega anche alla luce della crescente applicazione della legge 68 sugli ecoreati. «Abbiamo fortemente voluto questa legge - dice Ciafani- e sicuramente sta avendo un effetto positivo. Registriamo, ad esempio sul fronte della prevenzione degli illeciti, investimenti in crescita per la messa a norma degli impianti di diverse aziende. Visto però che il business delle ecomafie si espande è evidente che bisogna fare di più». Ciafani parla infatti di «vulnus normativo» in due settori in particolare: quello agricolo, dove opera l’agromafia, e nell’edilizia dove si moltiplicano i crimini.

Secondo le stime del Cresme, nel 2017 in Italia sarebbero state costruite circa 17mila nuove case abusive. Con picchi al Sud, in particolare in regioni a forte presenza mafiosa come Campania, Sicilia, Puglia e Calabria. Qui sottolinea Legambiente si concentra il 46,2 per cento degli abusi. «Nel primo caso la legge sul caporalato è stato un passo in avanti ma occorre risolvere il problema di tutta la filiera: dal campo alla tavola. Stessa cosa per gli abusi edilizi su cui la mafia lucra. Finché la competenza delle demolizioni resterà comunale non ci saranno miglioramenti perché un comune è soggetto al ricatto elettorale», conclude Ciafani.

Da Il Corriere della Sera del 03 dicembre 2018, a cura di Diana Cavalcoli